martedì 6 novembre 2007

Racconti emiliani


Oggi ho avuto modo di parlare con una signora di una certa età. E' stato un incontro casuale, inatteso. Come ha detto lei "le ho dato un passaggio in ascensore", aspettava arrivasse qualcuno per salirvi, da sola non le piace, ha paura. Siamo scese allo stesso piano e ci siamo ritrovate nella stessa sala d'attesa. Abbiamo ingannato il tempo raccontandoci delle cose. Mi è sempre piaciuto chiaccherare con le persone anziane, era tanto tempo che non lo facevo, si imparano tante cose, si ascoltano racconti, si guardano i visi segnati dalle rughe , si guardano le mani che fanno piccoli gesti per dare più corpo a quello che dice la voce. Questa signora mi ha raccontato della sua vita di fatica, ha sempre svolto un lavoro molto pesante, il bovaro. Si occupava insieme al marito del nutrimento, della pulizia e della mungitura dei capi di bestiame nelle stalle. Un lavoro faticoso, duro, senza sosta, nemmeno nelle feste. Le mani segnate dal tempo e dalla fatica. Non c'era freddo, non c'era caldo, nè umidità nè zanzare che potevano fermare il lavoro.
La mia terra è prevalentemente agricola ma ormai sono poche le persone che svolgono lavori di fatica. La mia terra è umidità e zanzare eppure quando percorro stradine strettissime fiancheggiate da fossi e vedo intorno a me campi e prati verdi e brillanti in estate, celati dalla nebbia in autunno e bianchi di ghiaccio in inverno, sento dentro di me una certa nostalgia che credo assomigli a un amore poetico e profondo per la mia terra. Anche in questa signora l'ho avvertito. L'ho immaginata nelle stalle con gli stivaloni di gomma, il fazzoletto in testa e il cappello di paglia. Il forcone per togliere il fieno e i bidoni del latte da riempire. La sera intorno al tavolo stanchi ed affamati, poche cose da sbrigare e poi a letto a dormire, alle quattro del mattino ci si deve alzare. La domenica la sfoglia fatta in casa e l'odore del brodo di carne che bolle. Poi di nuovo lavoro e i bambini che crescono correndo liberi nei campi di grano o nei vigneti. I bambini, l'unico rimpianto di questa signora è proprio d'essere stata poco coi propri figli, sì erano lì a giocare nel cortile ma lei era sempre impegnata. Una vita improntata sul lavoro, la fatica, il risparmio per il futuro dei figli. Quei figli che raccolgono i frutti della fatica dei genitori, quei figli che rispettano perchè hanno visto la serietà e la voglia di lavorare duramente. Ci salutiamo augurandoci buona fortuna. Racconti emiliani

15 commenti:

Roberto ha detto...

Lo conosciuta da bambino quel tipo di vita, i miei Genitori mi portavano con loro quando andavano a trovare una coppia di contadini,d'estate mi portavano spesso nei campi in sella al loro cavallo bianco e grigio,giocavo tutto il tempo che stavo con loro,mi piaceva tantissimo correre nel prato a piedi nudi me lo ricordo ancora adesso quel periodo meraviglioso.
un caro saluto
Roberto

cristina ha detto...

Ciao Roberto, benvenuto. I ricordi dell'infanzia, così intensi e vissuti non si dimenticano proprio mai.

Anna ha detto...

Anche io conosco bene quella vita e la rimpiango. Pensa che mio padre era figlio di contadini, ma, per volontà di mio nonno, aveva studiato ed era diventato professore.Quando avevo 12 anni ,rivolgendomi a lui, gli dissi "Papà, avresti dovuto fare il contadino, così oggi sarei contadina anche io!" Mio padre inorridì, ma io dico sempre che dentro di me,nonostante io svolga un lavoro di tutt'altro genere che mi porta molto lontano dalla vita dei campi e dalla gente "semplice", cova l'animo della contadina. Forse un giorno lo diventerò. Mai disperare!!!!!
Baci baci....

P.S. A rischio di diventare monotona, voglio ripeterti, cara Cristina, che i tuoi post mi piacciono devvero tanto, perchè semplici e profondi. Complimenti!

dawoR*** ha detto...

racconti bellissimi :) dawoR***

Fabioletterario ha detto...

:-) Racconti per tutti, direi!

Anonimo ha detto...

Bellissimi ricordi che tu racconti molto bene, ciao Costanza
vieni a trovarci?

tangalor ha detto...

Anche a me piace parlare con gli anziani. Essi hanno una cosa importante, esperienza, saggezza, vita vissuta!

E la famiglia è davvero una delle cose più importanti che un uomo possa avere! :D

Buona vita...

cristina ha detto...

Grazie, grazie a tutti. Anna, non so davvero se merito tanto.

Anna ha detto...

Vabbè, allora basta con i complimenti :-)

cristina ha detto...

Anna....ma no dai ormai mi ci sono abituata! Scherzavo!!! Baci

Anonimo ha detto...

bellissimo racconto!

Anonimo ha detto...

Bell'incontro, pieno di quell'umanità che dovrebbero avere sempre gli incntri con l'altro. Quanta gente lavora tutta la vita senza che le venga riconosciuto nulla... Ma sono ppersone al contrario di altri che si credono di essere chissà chi. Ciao Giulia

Anonimo ha detto...

Anch'io sono di origini contadine e amo la cultura di questa gente semplice ma che è umana. Costanza

Anonimo ha detto...

Che bella storia posso prenderla per portarla ai miei detenuti? Hanno bisogno di buoni esempi in questo mondo sconquassato e senza criterio...se ti va dammi la risposta da me così torno e lo copio...comunque grazie per come scrivi...Carmela...

Anonimo ha detto...

Complimenti, bel racconto. Mi ha fatto tornare alla mente una mia zia. Ha fatto la mezzadra per una vita. Mani callose, rughe ampie sul volto e schiena curva per l' uso degli attrezzi agricoli.
Sono parecchi anni che non c' è più, ma io ancora ricordo il mio entusiasmo di bambino quando mia mamma mi portava da lei.
Non vedevo l'ora di andare nella stalla a vedere le mucche ed i vitellini. Non vedevo l' ora di andare a dar da mangiare ai tanti conigli che aveva. Era bellissimo!
Con un velo di rimpianto......
Maury